Premessa fondamentale: queste righe sono di uno storico laziale, stanco dei continui e ripetuti attacchi mediatici alla S.S. Lazio…


Premessa fondamentale: queste righe sono di uno storico laziale, stanco dei continui e ripetuti attacchi mediatici alla S.S. Lazio. Non mi arrogo alcun diritto, né tantomeno quello di fare le scarpe al responsabile della comunicazione, Stefano De Martino che, all’atto della sua investitura, nel lontano 2008, ha sicuramente innovato il settore, passando alla storia per scelte lungimiranti e all’avanguardia.

Peraltro a lui vanno i miei ringraziamenti pubblici, oltre che all’amico Massimiliano Arrichiello, per avermi aperto il cancello di Formello ed avermi fatto intervenire alle conferenze stampa, in primis a quelle dell’allenatore Stefano Pioli. Le mie domande sono state apprezzate e qualche volta criticate, come l’ultima sul presunto biscotto derby paventato da Caressa di Sky, ma posso dire di essere stato sempre in buona fede e rispettoso del lavoro altrui. Certo, alcuni personaggi io a Formello non li farei proprio entrare. Per esempio, Gabriele De Bari, noto opinionista del messaggero e grande tifoso del Milan, ha portato avanti per giorni l’assurda trattativa Lazio-Van Persie che anche mio nipote di sette anni avrebbe catalogato tra le boutade meno credibili di quest’estate. Ma tant’è, nel mercato si può veramente dire e scrivere di tutto, tanto che si facciano danni seri alla Lazio non frega a nessuno.

E qui vengo al punto nodale della questione: perché la stampa in genere odia la Lazio a tal punto da metterla alla berlina per una serie di situazioni che non meriterebbero nemmeno una misera menzione? Faccio un po’ di storia: la Lazio è stata sempre osteggiata. Sempre. Ricordo tra i tanti esempi, nel 1974 quando la Lazio si avviava a vincere il suo primo scudetto il Corriere dello sport titolava, in entrambe le vittorie biancocelesti ai derby, contro l’arbitro, reo di aver aiutato la Lazio, e, nel contempo, esaltando la prova dei giallorossi. Sui gravi incidenti provocati dalla curva sud nel derby di ritorno ci fu un imbarazzante silenzio. Inutile ricordarvi anche ai tempi di Cragnotti quello che successe: prima di Juve-Lazio, esattamente il giorno prima, titoloni sul presunto passaporto falso di Veron. Insomma, un attacco proditorio in piena regola. E Lotito non c’era. Vinto lo scudetto del 2000, passò alla storia l’assurda prima pagina del Corriere dello sport, giornale romano ma sarebbe meglio definirlo romanista, diretto in quel tempo dall’antilaziale per antonomasia, il guru Mario Sconcerti: quel «grazie Lazio», circondato da una fittissima rete di parole fu emblematico.

Dunque, la Lazio non ha mai goduto di una stampa obiettiva: badate bene, non buona, ma almeno obiettiva. Le cause? C’è chi dice che siano motivi commerciali, che il laziale non compra, che la Roma tira di più, insomma luoghi comuni adatti per giustificare un comportamento assolutamente ingiustificabile. Quello che succede nei giorni nostri è forse ancora più perverso: l’antipatia per la Lazio si unisce all’odio per Lotito, considerato il più grande criminale di tutti i tempi e quindi da attaccare perennemente, anche sul nulla cosmico. Che l’ambiente Lazio non faccia nulla, ma proprio nulla per cambiare questo trend è una verità indiscussa, ma sarà argomento di un altro articolo.

Allora, caro Stefano De Martino, cosa fare? Anzi, che fare? come scriveva Tolstoj. Innanzitutto è davvero incredibile che Lazio e Lotito abbiano due uffici stampa distinti: o meglio il Presidente comunica con i suoi mezzi, leggasi comunicati gestiti da altri, la Lazio con altri mezzi gestiti da De Martino. Caso unico nella storia del calcio. Questo è il primo problema da risolvere, perché queste vite parallele non sono un segnale di unità. Quindi, che Lotito torni a parlare a Lazio style radio, che faccia un programma televisivo a Lazio style channel, insomma che dialoghi di più con i suoi tifosi, senza affidarsi sempre a comunicati freddi e lontani dal suo popolo. In secundis, De Martino dovrebbe prendere delle decisioni drastiche: chi scrive, dice, riporta cavolate a danno della Lazio deve essere punito. Prima con un colloquio chiarificatore. E poi con l’esclusione dalle conferenze stampa. Tanto la guerra ce la fanno lo stesso, se no diventiamo veramente la vigna dei coglioni Terzo, i social. Qualcosa è migliorato negli ultimi tempi, ma anche lì le difese immunitarie della Lazio sono scarse e provengono da tifosi che difendono la Lazio, ma che giocoforza non hanno il potere di essere autorevoli, come magari potrebbe essere la fonte societaria. Le altre società curano minuziosamente l’aspetto dei social, e si vede benissimo. Quarto, attendiamo, come promesso, un sito Internet all’altezza della Lazio da Champions. Fondamentale aprire dei canali con i tifosi all’estero e riorganizzare il rapporto con i Lazio club. La comunicazione non è solo con i mass-media, ma anche con chi ama la Lazio. Giochiamo una finale di Supercoppa a Shangai, pensate quanti tifosi asiatici (e ce ne sono tanti) vorrebbero interloquire con la Lazio, ma che non possono per mancanza di referenti. Quinto, ed è l’aspetto più importante, creare dei sottuffici stampa, una specie di sottosegretariati, che si occupino di tutte le questioni attinenti ai media: un controllo 24h su 24h che il solo De Martino non può umanamente fare. Uniti si vince. Con una comunicazione migliore, ancora di più. E senza spendere milioni di euro.

Carlo Cagnetti