Incredibile sconfitta con l’Inter (1-2). Ma la Lazio è viva

Una sconfitta allucinante, combinata dall’arbitro con decisioni sbagliate che indirizzano il risultato e porteranno strascichi nelle gare successive. Ma la squadra è viva e lotterà fino alla fine


La più ingiusta delle sconfitte: Lazio ridotta in nove e battuta da una doppietta di Hernanes, ma l’arbitro Massa ha commesso errori pesanti che hanno deciso la gara. Era iniziata bene, con la grinta dei momenti migliori: subito in gol con Candreva, su assist di Felipe Anderson, vicina più volte al raddoppio, la Lazio ha pagato cara un’ingenuità, con il rosso che ha colpito Mauricio, reo di aver fermato con una trattenuta Palacio, liberatosi al limite dell’area. Decisione che può apparire corretta, per la chiara occasione da gol, anche se Palacio era fuori area e teoricamente c’erano altri giocatori in grado di intervenire. Il pareggio dell’Inter arriva con Hernanes su punizione, viziata dal netto fuorigioco di tre interisti, uno dei quali fa da velo al pallone, che Marchetti vede all’ultimo istante. Un gol chiaramente irregolare. All’inizio della ripresa la Lazio, in dieci, rischia di passare di nuovo in vantaggio, con Klose che manca una favorevole occasione solo davanti ad Handanovic. Poi, il terzo episodio arbitrale: Icardi punta Marchetti, sposta la palla e cade. Il portiere biancoceleste non lo tocca, l’arbitro decide su imbeccata del guardalinee per il rigore e l’espulsione, nonostante sulla palla sia agevolmente intervenuto Basta. Berisha, subentrato in porta, respinge il rigore di Icardi. La Lazio gioca un secondo tempo eroico, tenendo botta con la doppia inferiorità numerica, e potrebbe tornare in vantaggio se l’arbitro non fermasse per un fuorigioco molto dubbio Candreva, involatosi in solitudine verso Handanovic. L’Inter vince con una fuga di Hernanes a 7′ dalla fine: il brasiliano, ex al veleno, resiste al ritorno di Radu e trafigge Berisha in timida uscita. Si abbatte a terra, senza ripetere l’irridente capriola fatta dopo il primo gol: uno sberleffo a Lotito, dice lui, che dimentica quanto la tifoseria l’abbia trattato da re, nonostante l’ultimo anno e mezzo di controprestazioni sempre peggiori, vagheggiando glorie mondiali e vittorie in nerazzurro che non si sono concretizzate anche per il suo scarso apporto. Una resurrezione beffarda, che fa cadere la Lazio ma non la annichilisce: la squadra è forte nella testa e nelle gambe e pronta a giocarsi le sue carte nelle tre partite che restano. Arbitri permettendo.