Lazio-Cagliari 2-1 il commento


24 ottobre , stadio Olimpico. 35.000 spettatori sugli spalti sotto un sole tiepido. E’ di scena la Lazio, la capolista , che sfida il Cagliari fanalino di coda. La Lazio che vuole mettere la quarta. Dopo aver impressionato a Verona, vinto di misura contro il Brescia e stravinto la partita “a scacchi” di Bari, e’ chiamata al nuovo esame di maturita’.
La Lazio prima della classe alla ricerca dell’allungo in classifica e di uno storico record. Gia’. La Lazio. La “lazietta” di Lotito, Reja e Mauri la migliore di tutti i tempi, all’ottava di campionato. Meglio di se stessa nella sua storia ed un punto in meno , nelle stesse giornate, dell’imbattuto Real Madrid. Tanto per fare un paragone di quelli pesanti.
Numeri da capogiro, che la dicono lunga sull’inizio di campionato della squadra biancoceleste.
Non un traguardo ma un’ottima base di partenza su cui costruire qualcosa di ancor piu’ esaltante. 
Ma ci sarebbe stato da sudare. Da lottare contro la cabala, contro i fantasmi del passato, e contro un avversario in salute.   
Il Cagliari e’ squadra tosta che segna con il contagocce ma subisce pochissimo. Ha inchiodato sullo 0-0 Palermo, Chievo, Bari tutte sul proprio campo e viene dalla sconfitta immeritata contro l’Inter di sette giorni fa’.
E’ affamata di punti per muovere una classifica avara che la vede occupare l’ultima piazza.
Reja presenta la formazione tipo del momento. Dentro i soliti noti, diversi i numeri e le consegne in campo. Si torna al 4-4-1-1 con la difesa di sempre, la cerniera di centrocampo Brocchi-Ledesma, Mauri e Zarate sulle ali e Floccari davanti ad Hernanes.
Bisoli risponde proponendo l’inedito assetto con i due trequartisti alla spalle dell’unica punta Matri.
La Lazio parte con personalita’ , la stessa messa in mostra per lunghi tratti in questo primo scorcio di campionato. Dimostrando che il primato non e’ frutto del caso ma figlio del lavoro di una squadra determinata che in campo da il fritto. Una squadra che sa il fatto suo; una squadra in cui tutti si sacrificano; una squadra non scintillante ma sempre padrona del gioco ed estremamente concreta. Con l’unico obiettivo in testa di non perdere la testa, ne’ quella in campo, ne’ quella della classifica. Una squadra che ragiona e gioca da big. Rischia poco la Lazio, concede giusto un’occasione nei primi 45 minuti. E’ letale invece quando offende. Le bastano un paio di azioni, un assaggio del potenziale offensivo, – Hernanes prima, Floccari poi – e , aggiustata la mira, alla terza la mette dentro. Come contro il Brescia, come contro il Bari. Sembra un copione gia’ scritto.
Come e’ scritto che i tempi della gara li detti lei. Capace di tenere palla, di coprire con ordine, di non mollare mai un metro. Paziente in attesa che le si presenti l’occasione propizia per tornare a pungere. Che puntuale arriva ad inizio ripresa con Mauri che “da il la” all’azione che rifinisce , con una rimpallo fortunoso di petto, su assist di Floccari.
Stesso film con gli stessi attori : il motorino Brocchi, la coppia granitica Dias-Biava, l’infaticabile Lichsteiner, il cecchino Floccari, il premio Oscar Mauri – che ha messo lo zampino su 11 dei 12 gol segnati fino ad oggi dalla Lazio – , e via via tutti gli altri.
Un solo fuori programma : il gol regalato a Matri che riapre la gara e costringe a venti minuti di apprensione. La perfezione non e’ di questo mondo.
La Lazio si gode il primato. Quello vero , quello solitario, per la terza domenica di fila. 4 punti dai campioni di tutto e’ un risultato enorme per una squadra partita con l’ambizione di gravitare nelle zone alte ma che con il passare delle domeniche sta stupendo perfino se stessa.
E’ guardata con interesse e curiosita’ da tutti, e con malcelata invidia da alcuni.
Dove puo’ arrivare questa Lazio? Nei salottini del calcio qualcuno afferma che giochi male, altri parlano di fortuna – qualche episodio fortunato, nelle ultime due gare, diciamocelo, c’e’ stato- , qualcun altro annuncia il crollo imminente. Siamo laziali ed abituati a volare basso. Non abbiamo problemi , dunque, a fare”si” con la testa e dire che hanno ragione loro.
Ma nel frattempo ce la godiamo. Bella e vincente. “Finche’ dura”, come dice Reja.
I “perche’” ed i “percome” dell’attuale primo posto li cercassero gli altri. A noi va bene cosi’.
Sara’ rimasta soddisfatta della vittoria anche Olympia ,  spettatrice della gara dall’alto del telone dell’Olimpico.
Un ospite particolare, cosi’ come particolare e’ stata la presenza di un gruppo di attori travestiti da morti viventi, avvistati in Monte Mario per promuovere la serie tv ‘The walking dead’. Un pizzico di terrore a condire un pomeriggio – l’ennesimo- che ha regalato solo brividi di emozione.