Fiorentina-Lazio 1-2 il commento


Tra questa Lazio e questa Fiorentina c’e’ almeno una categoria di differenza.
Lo ha detto, seppur a tratti, oggi il campo, lo dice la carta. Con buona pace degli allievi di Sconcerti, degli statisti, di quelli delle medie ponderate e delle somme punti. Con buona pace di chi vede progetti in ogni dove e critica il proprio architetto.
Il progetto Fiorentina di quest’anno dice che i Della Valle hanno definitivamente accantonato l’idea della villa per un piu’ modesto casale nel verde della Toscana , ma l’inquinamento e’ quello di un appartamento al centro.
Eh, si. Perche’ vedendo la gara di oggi, nessuno avrebbe detto che eravamo solo alla terza di campionato. La tensione al Franchi si tagliava con il coltello; l’aria che si respirava, piuttosto pesante. Dentro e fuori dal campo, come se si trattasse gia’ di un’ultima spiaggia; forse a salutare l’estate che sta finendo.
In un clima da contestazione, in uno stadio semivuoto (non e’ esclusiva della Lazio, a meno che anche nella citta’ di Dante l’ordine sia stato “lasciamolo solo”)  e’ la Fiorentina a battere il tempo nei primi minuti. Ma e’ solo una scarica di adrenalina, nulla piu’. Piu’ nervosa di una fettina di carne di una mensa militare,  la squadra di casa parte in avanti ma senza dare veramente l’impressione di poter  fare la partita. Mossa piu’ dalla smania di dimostrare di aver acquisito quella cattiveria, quella che il mister aveva chiesto in settimana, per paura dei calci in culo.
4-2-3-1 per gli uomini di Miha con Vargas e Cerci sulle fasce liberi di offendere  , ma anche di essere offesi, Ljajic tra le linee ( buon funambolo ma solo in spazi larghi, inconsistente se braccato)  e la coppia di alfieri Montolivo- Zanetti a coprire  , con il primo che, specie nella prima frazione, trova troppo campo libero per piantare le tende nella trequarti laziale.
E la Lazio? Fa da spettatrice, forse un po’ indecisa sul da farsi. Con il 4-4-1-1 nuovo di zecca disegnato da Reja in cui il centrocampo costruisce poco e filtra meno, complice l’ennesima rinuncia ad un intenditore di professione. Con la fascia sinistra improvvisata che soffre le incursioni di Cerci ben coadiuvato da De Silvestri. Ed e’ proprio su un’azione dalla sinistra al 16esimo che i padroni di casa , dopo un quarto d’ora di sterile dominio, si procurano l’occasione per passare in vantaggio. Brutto controllo di Ledesma ( ancor piu’ brutta l’intenzione di voler controllare quel pallone) , impercettibile abbraccio dell’argentino su Cerci e rigore “piu’ no che si” fischiato da Damato a cui gia’ fischiavano le orecchie per la polemica sugli arbitraggi portata avanti in settimana dall’ambiente viola.
Muslera spiazzato da Ljajic dagli undici metri e 1-0. Non proprio meritato, direi.
Basta questo per far svegliare la Lazio. Per farle capire che il divario tra le due squadre e’ netto, ed e’ tutto a suo favore. E basta pochissimo ai nostri per cambiare la storia dell’incontro. Dieci metri piu’ avanti tutti, maggiore possesso palla, esterni ad aggredire chi , se aggredito, non sa a che santi rivolgersi.  La Lazio squarcia la difesa di casa tre volte in 12 minuti. E alla quarta trova il meritato pareggio su una palla lavorata magistralmente da Matuzalem a centrocampo che con una sola finta “manda lunga” mezza Fiorentina, e con Mauri (prima e dopo) e Bresciano (durante) che lavorano un pallone che Ledesma scaraventa tra le gambe di Frey. Parita’ ristabilita. Risultato giusto . Anzi , forse stretto. Giacche’ era la Lazio che aveva prodotto di piu’. Ed e’ sempre lei che ha la possibilita’, pochi minuti dopo, di mettere la freccia con Bresciano , ancora a sfondare dalla parte di De Silvestri, al suo terzo tentativo personale dal coefficiente di difficolta’ questa volta decisamente basso.
Sul gol annullato a Gilardino un minuto dopo finisce il primo tempo tra i fischi, piu’ di paura (per una squadra mai cosi’ fragile negli ultimi anni) che di disapprovazione, del Franchi.
Inizia la seconda parte.  Entra Brocchi , che si scambia la fascia con Mauri, per un acciaccato Bresciano e si vede subito che la musica non sara’ la stessa. Quel modulo che aveva un suo perche’ con due guastatori , con Brocchi, preposto principalmente a contenere le folate di Vargas, diventa piatto e prevedibile.  Non troppo pero’ da essere impensierito da un avversario che, nel cambio Cerci-Marchionni , riesce a “spuntare” ulteriormente una fascia sulla quale , comunque, gia’ dalla meta’ del primo tempo, la Lazio era riuscita a mettere una pezza.
E  se e’ vero che l’inerzia della gara si sposta dalla parte dei viola, e’ altrettanto netta la migliore circolazione di palla , quando in possesso, e la copertura del campo da parte dei nostri.
Il tempo infatti di vedere Kozak in campo per uno spento Rocchi – anche penalizzato dal modulo, c’e’ da dirlo-  e la Fiorentina senza attaccare riesce nell’impresa di scoprirsi.
Lancio kilometrico di Ledesma , un quasi esausto Mauri che si trova il pallone sui piedi dopo una non-chiusura, una roba veramente dilettantistica, di De Silvestri, e dalla ribattuta di Frey sul sinistro dal vertice piccolo di Hernanes, nasce comoda la palla che il gigante ceco deve solo spingere in rete per l’1-2.
Mihajlovic butta nella mischia Babacar e si schiera con il 4-4-2 che produce il piu’ prevedibile dei forcing , con palloni scagliati dalle corsie in tutti i modi, in cui i centrali ,impeccabili anche oggi, alle prese con il giovanissimo senegalese e la versione brutta di Gilardino (gia’ quella bella non e’ che valga molto) hanno vita facilissima.
La squadra arretra a protezione del fortino, in maniera anche troppo sfacciata e si affida ai lancioni su Kozak , che impegna a dovere Gamberini e Kroldrup, ed Hernanes che in quel compito , ahinoi, (questa volta non credo che nessuno abbia niente da obiettare) si dimostra palesemente inadeguato , ai limiti dell’inutile.
Finisce 1-2 con somma gioia di tutti tranne del mio portafoglio che si sarebbe gonfiato se solo ci fosse stato qualcuno in grado di sfruttare quelle immense praterie createsi negli ultimi minuti, e mettere dentro il terzo. Tuttavia, gioia a parte, qualche appunto da muovere ci sarebbe.
Pessima la Fiorentina come detto, prima negli uomini che nei moduli. Con almeno tre dell’undici oggi in campo che non sono neanche degni rappresentanti della massima categoria; tanto meno adatti a formar parte di una squadra che aspira alle posizioni nobili della classifica.
Ed un allenatore che ha ereditato giocatori e gioco da Prandelli , ma non quella chimica di squadra che il neo CT azzurro aveva saputo trovare, ottenendo , fino ad un paio di stagioni fa, buoni risultati.
Aspettando il ritorno di Mutu e Jovetic ma con uno dei migliori portieri europei a fare il secondo. Mah..A Firenze le chiamano “corvinate”.
E parlando di portieri. Oggi Frey ha fatto solo il Frey e non il super Frey come eravamo abituati a vederlo ogni volta che lo incrociavamo.
Qualcosa sta cambiando? Chissa’. Ho una strana sensazione. Ed e’ piuttosto piacevole.