Sembrava Lazio-Milan, è diventata Lazio-Benevento.
Vale a dire novanta minuti di un documentario sulla Lazio – meglio: sulle Lazio – di Inzaghi.

Un predominio totale all’insegna della facilità di manovra e della qualità.
Una mancanza di concretezza e cattiveria, o semplicemente di killer instinct, nel tradurre il tutto in adeguati termini di punteggio.
Lacune al limite del patologico nella gestione del vantaggio, compresi cambi spesso banali o controproducenti.
Errori individuali, dove il gol preso da Reina sul primo palo è in buona compagnia.

Di conseguenza, una squadra che deve spesso stravincere nel gioco per vincere di misura nel punteggio.
E uno spreco di energie fisiche e mentali fino al novantesimo, laddove c’era la possibilità di disputare la ripresa in pantofole.

A certi livelli serve una migliore ottimizzazione delle risorse.

Quanto a Reina, dopo il suo avvio di stagione, nessuno avrebbe rimesso in porta l’ex titolare.
Il problema è che l’ex Napoli è stato gestito male.
Il suo periodo di forma andava sfruttato come una preziosa toppa per rimettere in sesto Strakosha, o per acquistare e rodare un titolare più giovane.
Invece lo si è spremuto oltre ogni logica, imponendogli una continuità che coi suoi anni sulle spalle non poteva garantire.
Col risultato di distruggere lui sul piano fisico e l’albanese su quello psicologico.