di Orazio Scala


A quelli che si scatenano con le prevedibili contumelie su difesa e mercato, vorrei far notare che il nostro quartetto avanzato, che spero nessuno metta in discussione per qualità, ha prodotto la miseria di un rinterzo sul pisello di Escalante e uno straccetto di Ciro nel primo tempo.
Se la nostra linea arretrata avesse tenuto, comunque avremmo probabilmente perso.

L’Inter ha l’occasione per andare in testa e gioca in casa: come la imposta Conte? Si fa la partita, come il fattore campo, i valori tecnici e le contingenze renderebbero normale?
No, si preferisce lasciar fare la partita alla Lazio. Col rischio di beccare un paio di pere e poi esporsi a propria volta al contropiede e quindi trovarsi a fare quella partita che non si voleva fare.
Ovvero, è la Lazio che chiude l’Inter in area suo malgrado, ma questo avviene se chi ti chiude in area è più forte, almeno in molte zone del campo, di te: ipotesi poi confutata dal risultato.
Preferisco pensare che quella di Conte sia stata una scelta, talmente esasperata da consentire alla Lazio un’infinità di recuperi palla sulla trequarti, pur di non lasciare un centimetro di spazio in area.

Sui gol, c’è un errore sulla linea abbastanza vistoso di Marusic sul primo, il fallo è un tentativo disperato di fermare un avversario che va in porta e ci sta.
Hoedt se l’è cavata nel primo tempo, anche perché era protetto da Acerbi sul lato sinistro e dalla fisicità di Marusic: i problemi sono stati soprattutto sull’altro lato, dove la coppia Patric-Lazzari è troppo leggera fisicamente, al di là del valore tecnico di Gabarron.

Non ho visto al meglio nemmeno Leiva, che infatti esce all’intervallo, non ha convinto Luis Alberto, troppo sacrificato in basso; evanescente Correa, anche se sembrava l’unico in grado di far saltare il bunker interista; sparito nell’ingorgo Immobile, che innesca il contropiede del 3-1 intestardendosi nel cercare di girarsi invece di scaricare il pallone, ma ci sta.
Impressiona Parolo contro Lukaku sul terzo gol, ma uno così lanciato in ampi spazi mette in difficoltà anche Beckenbauer; il gol nasce molto prima e non specificamente dalla palla persa da Immobile ma dalla sterilità della nostra linea avanzata.

Ho l’impressione che molti allenatori abbiano capito che mettersi in otto in area, lasciandoci far girare la palla all’infinito ai venti metri, sia un’ottima maniera per bloccarci. Occorrono contro-contromosse, una torre per esempio, se palla a terra non hai un centimetro di spazio.
È stata una prestazione negativa di tutti, e pensare che con Radu e Ramos avresti vinto non ha senso: oltre che non farsi uccellare da Lukaku, avrebbero anche segnato loro?

Ovviamente si commenta questa partita come sentenza di morte definitiva: l’Inter ci ha battuti quindi è più forte; logica di ferro, non fosse che sono più forti anche as e Atalanta che abbiamo recentemente sfondato.
Ma, come dice qualcuno, le belve sono state a secco per sei turni quindi è giusto si avventino sul fresco cadavere.
Le partite vanno anche capite oltre che guardate, l’equazione “abbiamo perso perché c’erano Patric e Hoedt” era servita sul piatto al fischio d’inizio quindi è così.
Ma, ripeto, la debacle è stata collettiva, anche sul piano della motivazione: si attacca sì ma in modo scolastico, manca quella rabbia feroce vista in altre partite e per un gran pezzo di stagione lo scorso anno.
Allo scudetto non credevano, dice qualcuno, e per me ha ragione.