di Er Matador


In alcuni commenti, portatori di contributi validi nell’analisi di ciò che non ha funzionato (tutto, vabbè), si nota una sorta di competizione fra gli errori commessi su un fronte e sull’altro.
A chi scrive sembra che le responsabilità tendano piuttosto a sommarsi, delineando un quadro tristemente coerente.
In sintesi:

1) mercato/organico: si punta su un modulo immutabile incardinato sugli esterni.
E alla quarta giornata – tra infortunati, improponibili, gente che non ha i novanta minuti – si è già in piena emergenza, schierando un giocatore adattato e uno inventato di sana pianta nel ruolo.
Pur comprendendo chi si lamenta per l’ossessiva ricorrenza dell’argomento, la situazione di cui sopra ha conseguenze su un paio di dati: formazione iniziale e cambi a disposizione.
Non proprio dettagli nell’analisi della partita

2) Condizione fisica: al di là del ritenerlo o meno il fattore principale per il disastro di ieri – a giudizio di chi scrive, una valutazione quasi obbligata nel calcio di oggi – ciò che sta accadendo nel dopo lockdown è senza precedenti.
La società avrebbe tonnellate di materiale per costituirsi parte civile, invece non si ha notizia di epurazioni nello staff medico.
Occhio, perché le parti potrebbero invertirsi con la Lazio trascinata in tribunale: se qualche giocatore – Lulić, per dire – sostenesse in sede legale di aver avuto la carriera danneggiata da simili aguzzini, gli si potrebbe dare torto?

3) Allenatore: si parte dall’idea di disporre del centrocampo migliore del torneo sul piano tecnico.
Si dovrebbe partire dall’idea di disporre del centrocampo peggiore del torneo sul piano dinamico.
Perché questo, ora come ora, rivela il Pianeta Realtà fra condizioni fisiche da non atleta (Leiva) e atteggiamenti da non professionista (SMS).
Sulla disponibilità di Inzaghi a rivedere le proprie convinzioni fossili, anche in condizioni di fattiva impraticabilità, credo ci sia – e da tempo – poco da aggiungere.
La sua unica dote è quella di assistere dalla panchina quando i titolari sono tutti al meglio e si trovano fra di loro, in un’autogestione di fatto.
Non appena deve metterci del suo a livello di scelte, non ne azzecca una neanche per sbaglio.
A maggior ragione quando si gioca ogni tre giorni – la normalità per il livello della Lazio – con valutazioni, per esempio su turnover e condizione dei singoli, puntualmente smentite dal campo.
Mai visto un tecnico così incapace, presuntuoso, materialmente dannoso.
Per parafrasare un Marianella d’annata, quello dell’autogol di Spasić in un Barcellona-Real di parecchio tempo fa: un club impegnato su tre fronti non merita un allenatore del genere neanche come tifoso.
Il consenso di cui gode, anche presso osservatori di comprovata lazialità e competenza, è uno dei fenomeni più inspiegabili negli ultimi decenni di Lazio