L’obiettivo dichiarato ad inizio stagione è stato raggiunto. La vittoria in Supercoppa nobilita ulteriormente la stagione. I complimenti sono d’obbligo.

Ad un certo punto del campionato sembrava possibile arrivare al massimo risultato, purtroppo lo tsunami ci toglie la possibilità di verifica e controprova.
Al ritorno in campo è accaduto qualcosa di imprevedibile, sarebbe bastato scendere ad una media di due punti a partita e oggi la classifica sarebbe assai diversa.
Cosa sia successo dall’esterno è difficile da capire. Conosciamo solo il principale colpevole: ma conoscerlo conta poco, dal momento che è l’unico insostituibile, purtroppo.

Pronti via la Lazio subisce subito gol, sembra tradizione di questa ripresa di campionato: le altre volte ci avevano salvato cavilli pescati dal VAR, ieri la punizione era indiretta e c’è poco da reclamare per il Cagliari.
Resta l’azione che ha portato alla concessione della punizione per il fallo di Bruce Partic e resta il tiro che ha uccellato Strakosha.

La Lazio sembra prendere saldamente in mano il gioco e arriva a tirare in porta con una certa frequenza scontrandosi con il portiere cagliaritano, autore di almeno tre interventi decisivi.
Cragno è un discreto portiere che alterna buone prestazioni ad altre meno. C’eravamo già passati a Lecce con Gabriel, ma i portieri stanno li per parare: forse noi abbiamo perso l’abitudine a vedere un portiere che para con tanta continuità nella stessa partita.
La Lazio che tiene in mano il gioco, però, rischia anche qualcosa nella propria area, questo anche per l’assetto scelto da Inzaghi: a destra la coppia Kung Fu Patric-Lazzari, molto dinamica, con Lazzari che ingaggia un duello personale con Cragno, ma che in fase di copertura non sembra all’altezza di contrastare gli attaccanti sardi.
Anche perché Inzaghi mette centrale Ramos e sposta Acerbi a sinistra, di fatto sguarnendo il settore di centro-destra e lasciando di conseguenza tutta la difesa in affanno.

Togliere Acerbi dal centro, stante l’attuale assortimento di difensori, non è mai una buona idea.
Tra l’altro, il ruolo impone alle sua generosità sortite continue in avanti che rischiano di metterlo in difficoltà: come per l’infortunio di ieri, che solo un leone come Acerbi poteva scrollarsi di dosso continuando a giocare come se nulla fosse.
Tra l’altro a sinistra l’ex Sassuolo si trova a coprire la zona di “birillo” Jony, cosa che gli impone ulteriore dispendio di energie.

Anche qui l’insistenza di Inzaghi di proporre in quel ruolo un giocatore palesemente impresentabile è difficile da comprendere.
Se fare il quinto a sinistra non è il ruolo di Jony, tanto vale provarci un altro: che sempre fuori ruolo sarebbe, ma almeno potrebbe assicurare qualcosa di meglio in fase di costruzione e coperture che Jony non si sogna nemmeno di fare.

Prova ne sia l’azione del vantaggio sardo. Jony è li sulla linea di contrasto agli attaccanti: alla prima finta si sposta e poi, invece di seguire l’azione e andare a fare muro con i compagni, quasi si disinteressa di quello che avviene.
Detto questo Jony ha pure messo un paio di cross interessanti, ma è veramente poca cosa nel mare del nulla che dimostra in campo.

Nella ripresa continua il duello Cragno vs Lazio. A rompere l’equilibrio ci pensano prima un tracciante di Milinkovic-Savic per il pareggio e poi Immobile con un gol dei suoi.
Nel frattempo sempre il solito Cragno si era superato nel deviare sul palo una bella girata di Immobile, tornato finalmente ai suoi livelli: da registrare, oltre al 31esimo gol, l’ennesimo palo del centravanti.

Luis Alberto molto lucido e presente: oltre a fornire l’ennesimo assist, si è iscritto di diritto alla lista di quanti hanno messo alla prova Cragno in questa partita, con un bel tiro dal limite nel primo tempo. Di contro altra prova deludente di Caicedo, ormai vittima sacrificale degli arbitri.
Purtroppo Inzaghi non possiede alternative a Caicedo se non Adekanye, al quale però preferisce Correa mandandolo in campo con un ginocchio fasciato, palesemente in ritardo di condizione e con difficoltà a correre. Anche questa scelta lascia perplessi.

Le ultime sostituzioni con Adekanye e Cataldi servono a far passare gli ultimi minuti, anche se Cataldi prova a ripetere il passaggio a Ramos effettuato lunedì contro la Juve. Fortunatamente qui non c’erano Cristiano Ronaldo e Dybala.

Nota di merito a Parolo, le ha giocate tutte e in tutte ha dato quello che poteva. Come Immobile, come Acerbi e soprattutto come Lazzari, in assoluto il migliore di quest’ultima parte di campionato.
Lazzari, ammonito, sarà quindi squalificato per Verona: fortunatamente è in fase di rientro Marusic, apparso anche lui fisicamente appesantito.

Raggiunto l’obiettivo, sempre a patto che a tsunami non si aggiunga tsunami, la “palla” passa alla società.
Valori e pregi, come anche i difetti, sono quanto mai palesi; non dovrebbe essere difficile capire su quali ruoli intervenire.
Le parole di Tare prima della partita, come in quelle precedenti, lasciano sempre più interdetti. Sembra che la Lazio cerchi solo punte, di tutto il resto non sembra esserci traccia: eppure i 35enni sono tanti, la fascia sinistra è da ricostruire, probabilmente ci sarà bisogno di sostituire Leiva e soprattutto non ci si può presentare in Champions con un portiere come Strakosha.

Ora le ultime tre, dare l’assalto al terzo posto onorerebbe l’impegno e i meriti di questa squadra.
A loro i ringraziamenti per l’impegno, il bel gioco mostrato in 18 spettacolari partite e per averci riportato a lottare per il vertice.