di Holly


La Lazio NON può giocare bene SEMPRE. È impossibile.
Non è successo con la Juve di Conte (faccio un esempio), non è successo con la Lazio superba dello Svedese, non succede praticamente mai in un campionato lungo e impegnativo come la serie A.

Aspettarsi il bel gioco in una gara come quella di ieri è assurdo, io non l’ho fatto.
Mi aspettavo una partita difficilissima come di fatto è stata, per il semplice motivo che erano importantissimi anche i risvolti psicologici della partita in questione.
Noi che venivamo da nove vittorie consecutive, con la spada di Damocle del primo stop in agguato, con la responsabilità di giocare a ridosso di una data pesante come il 120° anniversario, i gufi tutti schierati sui trespoli, la pressione mediatica (nel senso che ci esaltano, giustamente, ma che al tempo stesso stanno lì ad aspettare il passo falso) che comincia a essere forte…
Loro in piena crisi, con uno spogliatoio sconquassato, un presidente che fa la voce grossa e indebolisce ulteriormente l’ambiente, defezioni importanti nell’organico, Gattuso che a Inzaghi gliel’ha saputa incartare con i fastidiosissimi precedenti di due stagioni fa…
Insomma, c’erano tutte le premesse per un trappolone epocale.

Il Napoli è la squadra che mi ha più impressionato contro di noi, quest’anno.
Non è la piccola squadra che alla fine si riesce a battere grazie al divario tecnico; non è la grande squadra che alla fine ti fa giocare, tipo la Juve; si è dimostrata un avversario tignosissimo che abbiamo battuto, ma un pari sarebbe stato più giusto.
Se vinci le partite in questa maniera, io proprio non riesco a trovare mezzo motivo per lamentarmi.

Ah, in ultimo… Chi era allo stadio non può non aver vissuto una delle più belle e commoventi serate di Lazio, io ne serberò un ricordo indelebile, forte, toccante.