Non smetterò mai di dirlo che… a questo punto contano i punti. Come arrivano arrivano… stanno tutti, tutti con la lingua di fuori.

Ciò detto assistiamo a un primo tempo magistrale, con la squadra quasi titolare. Ottime trame e condizione fisica in ascesa.
A inizio ripresa timbriamo il quarto, ma poi sbagliamo il quinto su rigore.

La partita si complica. Si complica perché l’ennesimo arbitro cialtronescamente catapultato all’Olimpico, il signor Piripicchio da Genova (ma ‘ndo caxxo li trovano questi? Dove?), sparisce; il match lo dirige banti dal Var ed è capace di inventare un rigore ridicolo (altro che lo Spezia) e poi, dovendo applicare lo stesso metro, annullare un gol sempre da calcio piazzato per fallo su Immobile.

Nel frattempo noi siamo spariti a causa di cambi demenziali, assolutamente demenziali: che, invece di rinforzare il centrocampo, lo portano alla liquefazione (Parolo davanti alla difesa ne combina di tutti i colori, Lulic è davvero giù di condizione); che disinnescano il nostro attacco, con la scombinata e male assortita linea avanzata formata da Ciro (stanco) e Muriqi (devastante, per il nostro gioco).
Il mancato inserimento di un doppio mediano davanti alla difesa, spostando più avanti il diffidato Luis Alberto, è inspiegabile: a meno che non si consideri Muriqi come  mediano vista la sua dedizione alla copertura e la sua inconsistenza come attaccante, sempre più un incrocio tra Capocchiano e Speggiorin.

Ci esponiamo agli attacchi di un avversario ringalluzzito e riusciamo a beccare il terzo gol, tanto per cambiare su piazzato.
Tra giocatori fermi, giocatori inutili e giocatori dannosi, alla fine credo che saranno stati in 6-7 a portare a casa il risultato prima del quinto gol di Immobile, nell’unico spunto decente di Parolo.

Mi ha sconcertato vedere come una semplice mossa tattica del Benevento (buttare palloni su palloni davanti alla nostra difesa) non sia stata contrastata con la semplice collocazione di un altro centrocampista davanti alla difesa (e ci stavano Cataldi e Escalante in panca). Farris (oggi male male) ha chiesto invece a Savic di triplicarsi (appoggio in avanti, aiuto a Marusic e Lazzari e aiuto a Parolo davanti alla difesa) col risultato che Sergej, dopo l’uscita di Luis Alberto, si è  sbattuto ovunque.
L’incapacità di riorganizzare il centrocampo ci ha obbligati a cedere trenta metri buoni di campo al Benevento, tutti schiacciati davanti a una linea difensiva che vedeva arrivare avversari ovunque.

La portiamo a casa grazie al vantaggio acquisito nel primo tempo, ma nella ripresa errori marchiani dalla panchina e inconsistenza di chi è stato gettato in campo hanno causato una sofferenza ingiustificata.
Speriamo che certe superficialità siano finite, per questo campionato, nella pioggia torrenziale dell’Olimpico.