di Orazio Scala


Ripensando alla partita vedo molti bivi: il pasticcio tragico dello 0-1, il mancato rigore, il raddoppio che la chiude sul piano dell’esito nei 180′, lo 0-4 in apertura di ripresa che sembra presagire un risultato disastroso, il lampo del nostro gol.
Troppi possibili scenari e allora, come sempre, l’unico vero è il risultato, ben chiaro, del campo.

Dallo 0-2 è accademia, e può venire da pensare che qualche personaggio condiviso ci abbia evitato conseguenze peggiori. Chissà.

L’orrore del primo gol è una stincata di Musacchio, e va bene. Ci sono due dettagli però da evidenziare.
Uno: il pallone si impasta per terra (ed era già accaduto nei primi minuti quando i passaggi rasoterra sollevavano scie d’acqua). Dice che Inzaghi ha fatto innaffiare parecchio per mettere in difficoltà i bavaresi: peccato che il giochino ci si sia ritorto contro, e nel modo peggiore.
Mi ricorda la faccenda di Marigo che fa la buca sul dischetto nel primo tempo di Lazio-Vicenza per danneggiare eventuali rigoristi, peccato che all’89’ su quel dischetto ci sia andato un nostro calciatore… che si lamentò di una buca che gli fece sbagliare il penalty, abbastanza importante peraltro. Cose da Lazio degli anni ’80, non di oggi.
Secondo dettaglio: Acerbi indica a Musacchio il retropassaggio mentre Lewandowski gli sfila dietro per attaccare Reina, che tra l’altro non sta venendo incontro ed è sulla linea di porta.
Col campo conciato in quel modo, ho idea che il piano non fosse quello della solita circolazione di palla arretrata, che infatti nel primo tempo si è vista molto poco: molto strano che Musacchio faccia quella scelta, insomma. Errore di Musacchio, niente da dire, ma con collaborazioni importanti.

Patric perde una palla terribile e avvia l’azione dello 0-3, e va bene. E ce la prendiamo – giustamente – con lui.

L’azione che porta allo 0-4 parte da una palla persa al limite dell’area bavarese e avvia un due-contro-due, che vede Patric, puntato, soccombere all’avversario che mette palla in mezzo e causa l’autogol di Acerbi: e ce la prendiamo ancora una volta con Patric.

Lo spagnolo non sarà certo il nostro elemento più forte ma vorrei introdurre alcune riflessioni: sul terzo gol avvia il contropiede ma anche Acerbi soccombe all’uno-contro-uno; l’idea che perdere palla al limite dell’area avversaria – il che è più che normale – faccia partire un due-contro-due continuo a trovarla allucinante.
Nel primo tempo ho contato almeno due situazioni di azioni manovrate del Bayern nelle quali un possibile cross vedeva tre loro attaccanti in attesa in area contro i tre nostri centrali, e nessun altro difensore.

Siamo troppo sbilanciati. Troppo. Va bene se hai un centrocampo che recupera palla sempre quando la perdi e metti le tende nella metà campo avversaria; non va bene quando il centrocampo e l’attacco sono quelli dell’Inter e del Bayern. E Leiva, per quanto mi riguarda, protegge assai meno il reparto arretrato di quanto facesse negli anni scorsi.
Ancora: la coppia Lazzari-Patric continua ad essere pessima. Per demeriti dello spagnolo, certo, ma se dobbiamo continuare a schierarlo (ho idea che, da stasera, chi trovava inspiegabile il mancato impiego di Musacchio contro l’Inter ora sia meno propenso a giocare con le figurine) abbiamo bisogno da quella parte di una fisicità diversa, che stasera si è vista in alcuni elementi (Marusic su tutti e anche Escalante e Lulic) in modo positivo.

La Lazio gioca così e io me la tengo così, nel bene e nel male: non invoco il catenaccio anche quando apparentemente potrebbe sembrare utile in serate come questa.
Resto convinto del fatto che la nostra proposta di gioco possa mettere in difficoltà chiunque, ma in questo momento abbiamo le polveri un po’ bagnate. E dietro paghiamo regolarmente ogni sbavatura.
Anche se non mi è piaciuto Inzaghi quando ha invocato gli assenti né quando ha ribadito che “ci siamo fatti tre gol da soli”: sì, il primo certamente. Gli altri derivano da una spregiudicatezza tattica che ti fa fare 50 punti in un girone quando tutto gira al meglio, ti fa perdere spesso quando qualche parte del meccanismo si inceppa.
Stasera poi si è visto tutto meno che l’approccio ideale alla partita, e quel tocco spaurito di Lazzari in angolo dopo quindici secondi non era un incidente, ma un chiarissimo brutto segnale.

Concludo dicendo che questa partita, con questo esito e questo andamento, non era per niente inevitabile. La Lazio che conosciamo poteva anche perdere 1-4 ma rendendosi riconoscibile: cosa che non è avvenuta.