di Er Matador


Il momento più brutto al 50’ (nella foto, ndr), quando Immobile aggira Sepe ma il campo finisce: se un giocatore della sua concretezza cerca di entrare in porta col pallone, anziché sfruttare le proprie doti di tempismo sull’uscita del portiere, si ha la sensazione di una Lazio inconcludente e di una partita maledetta.

Sensazione fortunatamente allontanata da Luis Alberto, sin lì neppure fra i migliori, con un piattone di giustezza facile solo per chi ha certi piedi.
Di fattura tecnica ancor più pregevole il raddoppio coi pregevoli tocchi di un Ciro per una volta rifinitore e di un Milinković-Savić in gran spolvero, indubbiamente il più in forma fra i tre tenori di metacampo.
Di fatto un doppio golden gol, che lascia i disastrati avversari senza la forza di concepire una reazione.

Tre punti e una superiorità a tratti imbarazzante che non cancellano qualche perplessità relativa al primo tempo.
L’eccessiva insistenza sulle vie centrali, dove gli emiliani avevano nel fare densità l’unica risorsa a disposizione.
La situazione surreale in cui si è trovato Marušić in un paio di situazioni, con l’incertezza fra il tiro e il cross aumentata dall’assenza di compagni smarcati: quando capitano occasioni del genere serve un copione scritto, poiché recitando a soggetto si rischia di sprecarle.
In generale, la mole di gioco e la facilità nel produrre palle-gol lasciano ben sperare sul piano della prestazione.
Le risorse mobilitate contro un avversario così limitato, per poi sbloccare il risultato solo all’ora di gioco, lasciano qualche preoccupazione sul piano della concretezza.

Una considerazione sulla lotta salvezza, con la Lazio che ha affrontato un Parma formato ospedale da campo, un Torino allo sbando, un Crotone con scarsa applicazione difensiva, un Genoa spaventato anche dalla propria ombra (prima che i biancocelesti lo facessero rientrare in partita anche con la testa) e solo uno Spezia convincente.
A parte il tristissimo livello tecnico di squadre che trent’anni fa non avrebbero giocato fra i professionisti, stupisce il venir meno anche delle doti operaie.
Quelle che un tempo rendevano le provinciali capaci di tutto sulla partita singola, caratterizzando la Serie A rispetto a tornei stranieri assai meno equilibrati.
Un altro passo indietro per il nostro campionato, il miliardesimo motivo per porre fine alla follia della formula pay-Tv a venti squadre.