di MagoMerlino


Il titolo potrebbe essere: Come rischiare di perdere una partita che avresti potuto vincere. Ma questo è il bello o il brutto, a seconda del punto di osservazione, del calcio.
Il sottotitolo potrebbe essere: Possono bastare un paio di giocate fatte bene a compensarne troppe sbagliate? Direi di no, a meno che quelle azzeccate non portino alla vittoria.
Sull’ipotetico banco degli imputati, Inzaghi per delle scelte scellerate e la difesa per aver presentato tutto il campionario di nefandezze possibile.
La Lazio complessivamente gioca una discreta partita, il risultato potrebbe essere giusto, ma come spesso accade a decidere una partita sono gli episodi e la Lazio non sembra in grado di sfruttare appieno quelli favorevoli, mentre si lascia con troppa facilità travolgere da quelli contrari.

I difensori, eccetto Acerbi, hanno tutti commesso errori individuali e di squadra. Ormai che Strakosha lasci libera la sua area lo sanno tutti e regolarmente gli avversari spediscono palloni da quelle parti, soprattutto se poi a difendere si dovesse incontrare Jony.
Luiz Felipe ha girato a vuoto, non trovando mai né Palacio né Sansone, riuscendo a perdersi pure tal Krejci nell’occasione del primo gol, dopo una patetica figuraccia di Lulic su Orsolini autore del traversone. Non contento, Ramos, manda in scena con Strakosha il solito teatrino della palla avvelenata con un passaggio al portiere che lo mette in difficoltà, e dal rinvio scaturisce il secondo vantaggio bolognese con i difensori Laziali nel ruolo delle belle statuine.

La Lazio riesce entrambe le volte a recuperare sempre con Immobile: la prima volta su passaggio di Lulic che vince un rimpallo e azzecca l’unico pallone della sua partita, riscattandosi parzialmente per la figuraccia precedente; la seconda su assist di Luis Alberto.
Anche per lo spagnolo uno dei pochissimi palloni azzeccati, poi nel repertorio solo una bella girata parata dal portiere e tante incomprensioni con i compagni, oltre a poca concretezza nei calci piazzati.
Leiva è ancora molto lontano da quello di due anni fa e si vede costretto a commettere falli, così da costringere a stare basso anche a Milinkovic Savic la cui posizione lontana dall’area di rigore avversaria lo depotenzia eccessivamente; lui comunque gioca una partita svogliata.

In dieci per l’espulsione di Leiva, Inzaghi si vede costretto a modificare la squadra, sostituendo l’inguardabile Luiz Felipe e Immobile perché aveva giocato tutta la partita giovedì (?!?); entrano Parolo, che si piazza al posto di Leiva, e Bastos.
La Lazio in dieci soffre, rischia un paio di volte ma poi rilancia Correa che prima fa espellere Medel, riportando in parità il numero dei calciatori, poi guadagna un’altra ammonizione, ma nel fra tempo a tu per tu con il portiere gli tira addosso: forse prova ad anticiparlo per fargli passare il pallone sotto le gambe, invece di tentare la botta alzando leggermente il pallone o lo scavino.
Ma la poca freddezza in fase di conclusione dell’argentino è nota, ed è per questo che appare incomprensibile che sia lui a presentarsi sul dischetto per battere il rigore assegnato a tre minuti dalla fine per un netto fallo di Palacio sull’onnipresente Acerbi.

La Lazio ha in campo contemporaneamente Parolo, Luis Alberto, Milinkovic Savic ma sul pallone va Correa.
Sbagliata l’occasione di vincere la Lazio rischia di perdere perché, come a Milano con l’Inter quando a segnare fu D’Ambrosio, anche il Bologna riesce a mettere un giocatore a colpire di testa con Jony a difendere, e non era neppure la prima volta; fortunatamente il bolognese Scovolino appoggia il pallone a Strakosha e il 2-2 non cambia.
Lulic ha i suoi limiti ma Jony non sembra in grado di sostituirlo per fare il quinto, Inzaghi deve arrendersi all’evidenza e lavorare durante la sosta per risolvere i troppi difetti che appaiono molto più evidenti dei pregi.

Alla seconda sosta sosta arriviamo con una classifica poco affascinante, sotto ai bucidiculo sfranti (che ora romperanno i coglioni per quindici giorni con il gol giustamente annullato), con gli stessi punti del Cagliari (fin qui la sorpresa del campionato, sono stati bravi a far rendere la cessione di Barella) e della Fiorentina allenata da Montella.