di Er Matador


STRAKOSHA 6-Incolpevole in occasione del gol, qualche parata facile facile, sul colpo di testa di Jankto appare nettamente sul pallone. Poco altro da segnalare in una giornata tutto sommato tranquilla.

BASTOS 6-Pesa come un macigno la marcatura su Lasagna quando l’ex Carpi trafigge Strakosha: roba da mostrare nelle scuole calcio, ma come concentrato di tutto ciò che si deve evitare, nella concezione e nell’esecuzione, in una situazione del genere. Ha il merito di non accusare il colpo e di crescere fino a un secondo tempo di buona applicazione e fisicità. Per trovare un difensore affidabile, purtroppo, meglio chiedere a un altro.

DE VRIJ 6-Non una grande idea quella di correre verso il crossatore, come all’oratorio, lasciando completamente liberi i potenziali destinatari del traversone che porta all’1-0. Mansioni misteriose anche sul colpo di testa di Jankto, dove tocca al buon Milinković-Savić prendere (male) il ceco. Per il resto una buona ordinaria amministrazione e parecchi palloni giocati, ma con due highlights del genere c’è poco da entusiasmarsi.

LUIZ FELIPE 7-Assente ingiustificato sul gol, ed è il buco lasciato da lui a innescare il meccanismo che porta gli altri due a scalare come peggio non si potrebbe. Unica pecca in una gara nella quale, ancora una volta, si conferma il migliore del reparto. Mezzo voto in più per la disinvoltura con la quale, in funzione delle esigenze, cambia posizione: jolly del genere risultano decisivi per espandere un organico non illimitato.

MARUŠIĆ 6-Sulla sua azione migliore, con rientro sul sinistro, potrebbe forse servire Caicedo. Tiene discretamente dopo qualche sofferenza difensiva iniziale, si spera sia un primo passo fuori dal tunnel tecnico in cui si è infilato da troppo tempo.

MILINKOVIĆ-SAVIĆ 6-Merita parecchia comprensione per il quadro tattico in cui opera: spostato sulla destra ma soprattutto con mansioni assai più difensive, dato che tocca a Luis Alberto sganciarsi più stabilmente in appoggio alla manovra. E infatti quasi tutte le ripartenze bianconere scavalcano dalla sua parte. Sufficienza generosa ma guadagnata per l’abnegazione e perché, pur non brillando in interdizione, tiene la posizione con discreta disciplina tattica, che contribuisce alla sostenibilità di un assetto al limite. Ieri serviva più una prestazione così che qualche giocata illuminante dispersa fra troppe pause. Poteva contrastare meglio Jankto sul colpo di testa nel finale, ma forse è stato trattenuto dal rischio di commettere fallo.

LUCAS LEIVA 7.5-Formidabile ed elastico equilibratore dell’assetto di giornata: quando manca il contributo offensivo del centrocampo, lui si inventa persino bomber; quando la qualità diventa quasi sovrabbondante, si adatta a mansioni più umili e diventa il garante di un modulo nel quale, senza il suo lavoro di copertura e collegamento, i magnifici quattro rischierebbero di giocare in due o tre squadre diverse. E comunque suona la carica dopo lo svantaggio, con un colpo di testa che fra l’altro saggia la debolezza del caro Bizzarri sul primo palo. Imbarazzante, innanzitutto sul piano della personalità, il confronto con la biondina di cui ha preso il posto.

LUIS ALBERTO 7.5-Un altro che capisce la partita e lascia ad altri il centro del palcoscenico, concentrandosi su un diligente ma fondamentale lavoro di cucitura della manovra. Viene premiato con un acuto da protagonista, sia pure con la collaborazione del portiere avversario. In questo modo, fra l’altro, riesce a rendersi utile anche quando non ha in canna la giocata d’autore.

LULIĆ s.v.-Il modo in cui viene preso alle spalle sullo svantaggio non è un bello spettacolo. E non lo è, anche se Immobile lo trasforma in oro, il tiro-cross che ributta il pallone in area. Soffre sul piano atletico, e uno come lui non se lo può permettere. Di fatto risponde “presente” per un tempo, presidiando un ruolo altrimenti quasi scoperto, nonostante non sia in condizione di giocare. Quindi insufficienza risparmiata.

FELIPE ANDERSON 8-Una delle frasi celebri di Pep Guardiola ai tempi del Barcellona recita “il nostro centravanti è lo spazio”. Ebbene, alla Dacia Arena la sua posizione è lo spazio, dove si infila dettando lo sbocco per la manovra e intuendo l’avversario in controtempo. Conferma una giornata di rara – soprattutto per lui – intelligenza tattica tenendo con giocate semplici palloni che, in altre occasioni, avrebbe perso cercando il numero a tutti i costi. Finisce con la fascia da capitano, e ieri lo ha meritato.

IMMOBILE 7-Il tasso qualitativo mette il dito nella piaga di piedi non fatati: ad esempio quando vanifica una geniale geometria di Felipetto con un controllo che lo porta verso il difendente, anziché verso lo spazio al centro. Timbra comunque il cartellino del gol ed è sempre nel vivo della manovra.

PATRIC 6.5-Sulla fase difensiva c’è da lavorare, a maggior ragione contro avversari più abili nel mettergli pressione, ma a sinistra potrebbe diventare un titolare in più. Serve, ovviamente, anche un po’ di continuità nel suo utilizzo.

MURGIA 6.5-Aggiunge freschezza e qualche iniziativa in sede di conclusione. Porta dignitosamente la staffetta per arrivare al novantesimo, quindi contributo utile.

CAICEDO 6.5-Fermato per un fuorigioco talmente discutibile che Sky non mostra il replay, non servito da Marušić anche se non era libero da marcature. Entra bene in partita e riesce persino a dare profondità, non esattamente la sua caratteristica principale.

INZAGHI 8.5-Ci prova, innanzitutto: a rischiare, a tentare qualcosa di diverso, a credere nella qualità e nel possesso palla.
E questo in una partita difficilissima – non solo sul piano tecnico e psicologico – per gli spazi che i risultati altrui avevano aperto in classifica, nonché per lo sforzo sostenuto solo tre giorni prima.
Viene ripagato da una prestazione tutta da rivedere fino allo svantaggio, ma ribaltata da un’abissale superiorità tecnica e, dato ancor più significativo, dall’autorevolezza nel farla valere.
Rispetto al solito, convincono la pazienza e la lucidità nel riprovarci se il catenaccio non cede al primo tentativo: giocando al gatto col topo fra circolazione di palla e piedi buoni, gli avversari vanno in apnea e prima o poi si apre il varco giusto.
Vincente la scelta di continuare con quel canovaccio nonostante il gol da difendere: si arriva alla fine stanchi ma senza cedimenti, ed evitando temutissime ammonizioni.
È un caso che ciò accada proprio quando si impongono ritmo e andamento alla partita, anziché rincorrere quelli altrui?
Quanto agli aspetti negativi, un po’ di sofferenza in fase di non possesso palla era da mettere in preventivo: andranno perfezionati i meccanismi di un assetto peraltro inedito, ma la nave ha tenuto il mare ed è arrivata in porto.
Più grave la necessità di uno sganassone per iniziare a giocare, che rischia di creare situazioni meno rimontabili.
Non nuova, infine, la scarsa convinzione nel chiudere la partita pur avendone la possibilità a ciclo continuo: il brivido finale di Jankto è lì a ricordare come poteva finire.
Un sano pomeriggio di bel calcio, in ogni caso.