Se in due partite interne consecutive contro due squadre chiaramente alla portata della Lazio, anche di questa Lazio, come il Chievo e il Milan infarciti di riserve, giochiamo discretamente, creando una cinquantina di potenziali azioni da rete, ma segniamo solo un gol e su calcio di rigore, conquistando un solo punto, vuol dire che più di qualcosa in questa squadra non funziona come dovrebbe. E sono problemi strutturali di schemi di gioco, di movimenti in campo e di caratteristiche personali dei singoli, alcuni indiscutibilmente bravi ma con limiti tecnici impressionanti.
Inoltre la Lazio continua imperturbabile a commettere sempre gli stessi errori, in tutte le zone del campo, sia in fase di finalizzazione che in fase difensiva, possibile che il tecnico non riesca a trovare dei rimedi efficaci, va bene l’assoluta mancanza di alternative valide, ma qualcosa di più e di meglio Inzaghi dovrebbe pure insegnarla a questi ragazzi.

Il Milan è stato per 80 minuti alla mercè della Lazio, eppure già a metà del primo tempo, con la Lazio padrona del campo e che aveva già sfiorato almeno 4 volte la rete, è bastata una cazzata di Basta, per offrire al Milan la possibilità di passare addirittura in vantaggio. Centrocampisti e difensori, ogni partita, commettono sistematicamente almeno un paio di cazzate con cui offrono all’avversario l’opportunità di andare in gol. Ci sono riusciti perfino contro il derelitto Pescara.

La rete del pareggio milanista è una delle tante dimostrazioni pratiche dei limiti strutturali di questa squadra, mancano cinque minuti non dovresti far neppure avvicinare l’avversario alla tua area di rigore, dovresti pressare ogni portatore di palla avversario, eppure Milinkovic Savic guarda il milanista avanzare palla al piede, non prova ad opporgli nessun ostacolo, quando il pallone arriva a Suso, anche Radu si disinteressa di seguire l’avversario, l’unico che prova a contrastare Suso è Biglia, con Hoedt che non arriva a chiudere per evitargli di prendere la mira. Suso in 5 secondi è riuscito in una azione, dove per tutta la partita, Felipe Anderson e Keita nonostante abbiano avuto almeno 8 possibilità, avevano miseramente fallito. Così come appare evidente la mancanza in rosa di un centrocampista bravo nel pressing e pronto ad entrare quando oltre a cercare il raddoppio, ci sarebbe anche da evitare la beffa di subire un gol. Ma questo manca dai tempi di Brocchi, un po’ troppo, per una società che monitorizza il mercato h24 per 365 giorni l’anno.
Ma se un paio di errori in fase difensiva, non dovrebbero, ma nel corso della partita possono essere messi in preventivo, gli errori commessi sotto porta senza soluzione di continuità, no.
La Lazio gioca e crea, ma poi manca nell’ultimo passaggio, oppure nella conclusione. Immobile è il maggiore imputato per la rete sbagliata davanti a Donnarumma, eppure quelli sono i suoi gol, non puoi passare il pallone al portiere, al limite prova a passarla a Parolo a centro area o a Felipe sul secondo palo, ma è chiaro che un centravanti li, solo davanti al portiere, anche se leggermente defilato, tira in porta, ma non uno straccio bagnato.

E quella degli stracci bagnati tirati in porta è il pezzo forte di Keita Balde. Il giovanotto non ha offerto una prestazione di spessore, troppo a strappi, senza offrire continuità. Mancano i tiri da fuori, Biglia è stato l’unico a coordinarsi bene per impegnare Donnarumma dal limite, peccato che sulla respinta corta del portiere, l’unica volta che un Laziale era pronto alla ribattuta, Immobile fosse in fuorigioco e tra l’altro Ciro, nell’occasione, è riuscito a esaltare il riflesso del portiere.
Immobile lavora molto, ma con i compagni di reparto non riesce a trovare i movimenti giusti per presentarsi più comodamente a battere a rete, Felipe Anderson è entrato in azione una infinità di volte mettendo a ferro e fuoco la malcapita difesa milanista, che mai come in questa partita, ha costantemente superato l’avversario diretto, eppure non ha mai trovato un compagno a cui fare l’assist, non è mai riuscito a incrociare il tiro verso la porta di Donnarumma, preferendo sempre la soluzione sul primo palo coperto dall’ingombrante portiere milanista.
Nei tanti contropiedi portati dalla Lazio è mancato sempre il movimento sincrono di un attaccante ad allargarsi sul secondo palo e di un altro a liberarsi al centro, chi aggrediva l’area più che liberare le corsie di attacco, portava avversari ad ingolfarle. L’unica azione in cui il fronte d’attacco si era mosso in maniera efficace è stata quella del già menzionato erroraccio di Immobile su assist di Lulic. Quest’ultimo era entrato al posto dell’evanescente Keita Balde, riuscendo a proseguire egregiamente nella sua recente striscia di assist vincenti, peccato che Immobile abbia sprecato.
Inzaghi deve lavorare sui movimenti degli attaccanti, così come sulla concentrazione di centrocampisti e difensori, che troppo  spesso si assentano ingiustificatamente dal seguire e coprire il proprio avversario. Correggere questi errori è necessario e prioritario per affrontare e vincere i prossimi derby. Passare il turno di coppa Italia e vincere quello di campionato sono gli obiettivi stagionali prioritari, fallirli anche solo parzialmente equivarrebbe a fallire l’intera stagione, è bene chiarirlo subito, inequivocabilmente, non si accettano scuse.

Sul piano dei singoli oltre a Keita Balde ha deluso anche Milinkovic Savic, che era comunque riuscito a sfiorare un eurogol mancato di centimetri, buone le prestazioni di Biglia e Parolo e come detto Lulic è entrato bene in partita. La difesa si era comportata egregiamente contro l’attacco d’emergenza proposto da montella, ma la vocazione a commettere la cazzata del giorno, ha di fatto, vanificato la buona prestazione soprattutto di Basta, Radu e Hoedt. Strakosha disbriga bene la normale amministrazione, ma quando dovrebbe effettuare la parata decisiva, così come ha fatto il almeno 3 volte il suo dirimpettaio, non è riuscito nell’impresa e questo è un altro limite di questa squadra, Marchetti, chissà, forse il guizzo vincente l’avrebbe avuto. Per Inzaghi parlano le due sostituzioni dopo il pareggio milanista, visto che c’era una finestra di mercato a disposizione, con degli obiettivi stagionali ancora tutti da perseguire, forse qualcosa poteva pretendere, non l’ha fatto, è una sua precisa responsabilità. Soprattutto per lui, i tre derby saranno l’esame definitivo, se lo passa, si potrà pensare che è definitivamente maturato e si potrà contare su di lui, se fallisse, anche parzialmente, forse sarà il caso d’investire su un allenatore vero.