di MagoMerlino


Cominciamo dalla fine; benedetto Inzaghi, va bene la voglia di vincere, va bene che davanti c’era un Chievo zeppo di riserve, tranquillo solo perché le tre che retrocedono sono già designate e arrivava da 4, diconsi 4 sconfitte consecutive, dove in ognuna aveva subito minimo, minimo, tre reti. Ma se dopo un’ora e un quarto di partita, dopo aver marcato una evidente supremazia territoriale, risultata sterile, perchè Sorrentino ingaggia un duello personale con Parolo, gli altri centrocampisti per indovinare lo specchio della porta devono prendere la mira e poi tirare stracci bagnati, altrimenti il pallone va in orbita, oppure Felipe Anderson deve sfiorare l’eurogol da antologia, quando ti sei presentato in campo con un centravanti che di fatto è il centrale difensivo avversario aggiunto, se insomma dopo 75 minuti non hai segnato contro questo Chievo, un motivo ci sarà. Va bene la sfortuna, mai un rimpallo dalla parte giusta, va bene pure l’arbitro, non è che le abbia azzeccate tutte, ma i tuoi li conosci, i limiti li conosci, lo sai che qualcuno, in questo momento, non è particolarmente in forma e qualcun altro non è particolarmente ispirato, tu che fai, dopo aver comunque tenuto in mano la partita, fai dei cambi che riescono a non apportare nulla di migliorativo al tuo gioco, anzi rompono l’equilibrio di squadra e consentono al tuo avversario di uscire con discreta tranquillità ed imbastire qualche azione d’attacco che fino a quel momento neppure se l’erano sognate.

Perdere una partita che hai in qualche modo dominato, nel calcio ci sta, ma servirla su un piatto d’argento all’avversario, no, è incomprensibile. Allora i limiti non sono solo nella rosa, ma anche nel manico e allora se gli aggiungiamo anche a quelli societari, qui i limiti cominciano ad essere veramente troppi.

La Lazio la sua onesta partita l’ha giocata, non c’è stato mai grande ritmo, grande pressione, è mancata la precisione, sia nella conclusione che nell’ultimo passaggio, le prestazioni dei singoli sono state altalenanti, Milinkovic-Savic ha giocato un ottimo primo tempo, nel secondo è sparito ingolfato nel traffico. Biglia ha fatto il solito compitino, migliorando leggermente nel secondo tempo. Felipe Anderson ha fatto degli strappi notevoli, ma anche pause. Radu&Lulic hanno messo tanto impegno, corsa, ma concretezza oltre lo zero assoluto, come detto Parolo ha ingaggiato un duello personale con Sorrentino, che quando vede la Lazio si ricorda che un portiere deve parare, quando incontra altri avversari normalmente una la para, le altre passano tranquillamente. Inutile Djordjevic, probabilmente Strakosha poteva fare meglio nell’occasione del gol Clivense.

La partita ha messo in evidenza tutti i limiti di questa squadra, se si vuole riportare gente allo stadio, queste sono partite da vincere 3-4-5 a zero, se alla fine invece devi trovare le giustificazioni ad una immeritata sconfitta, le cose non funzionano come dovrebbero, alla dirigenza, se vuole effettivamente raggiungere un risultato che vada oltre la tranquilla mediocrità, riaccendendo la passione per riportare pubblico allo stadio, il compito di provare a migliorare qualcosa. Non dovrebbe essere difficile, sappiamo tutti cosa manca, il problema è che il limite maggiore è nelle competenze e nelle capacità proprio dei componenti principali della società.