di DinoRaggio


Arriva l’Atalanta e si ritorna alla difesa a 3, questa volta composta da Bastos, De Vrij e Radu. Ritornano anche Lulic e Felipe Anderson, assente Keita impegnato vittoriasamente nella Coppa D’Africa per Nazioni. Confermato Luis Alberto, ben coadiuvato da Lulic sulla fascia sinistra, mentre dall’altro lato Felipe Anderson è lasciato un po’ solitario (ed anche triste) da Sergej. L’inizio dei Nostri è confortante, la voglia di giocare e vincere c’è, ma imprecisione e palo negano ad Immobile e Luis Alberto la rete. Corriamo e pressiamo, l’Atalanta regge, pronta ad uscire dal guscio appena può e sfruttare le ormai conclamate incertezze difensive (chiamiamole così) della Lazio. Ci prova prima Gomez, tiro di poco a lato. Poi il primo deja-vu. Palla persa a centrocampo, difesa Laziale impreparata (diciamo così), e Petagna si ritrova da solo col pallone in area di rigore, tira e batte Marchetti. Svantaggio immeritato, ma da puro harakiri.

C’è anche Konko fra i nerazzurri di Gasperini, e continuano i deja-vu. La partita del buon Abdullay dura nemmeno mezz’ora, poi esce per infortunio, con il personale della Paideia tenuto a freno da Manzini: “Mo’ è roba loro”. In campo, invece, tentiamo di reagire allo schiaffo, conquistiamo angoli e punizioni, ma senza grandi esiti. L’arbitro Pairetto, in giallo per far pendant col colore del cartellino esibito ai Laziali, decide di espellere Inzaghi. Sulla panchina Laziale c’è il sosia di Pannofino a prenderne il posto. Mentre Inzaghi sbolle la rabbia dell’espulsione, arriva allo scadere del primo tempo il pareggio, meritatissimo. Dall’ennesima punizione arriva un cross in area sul quale stacca imperiosamente Sergej e batte Berisha.

Primo tempo che finisce 1-1, ma con una fase offensiva della Lazio a mezzo servizio, soprattutto perché Felipe Anderson, come al solito, soffre quando è schierato in questo modulo. Servirebbe Patric o Basta al posto di Luis Alberto, e Inzaghi (o chi per lui), azzecca la mossa. Lo spagnolo entra per il compatriota Luis Alberto, si passa al 4-3-3 e si cambia marcia. Nel senso che dalla quarta si passa inizialmente alla terza. L’Atalanta comincia con più vigore (o la Lazio con meno convinzione) la ripresa, però sono i Nostri che si fumano un ottimo contropiede. I nerazzurri cominciano a crederci e avanzano, rendendosi molto pericolosi, in particolare con Gomez e Petagna.

Da parte nostra, dopo il cambio, cominciamo anche a prendere le contromisure alle offensive bergamasche e a sfruttare i contrattacchi e gli spazi che i generosi gasperiniani lasciano per troppa foga o convinzione. In uno di questi, Sergej lancia Immobile che dribbla Berisha e da questi viene abbattuto. Rigore. Un deja-vu al contrario del tardopioliano. Va a battere lo stesso Ciro che manda la palla a sinistra ed Etrit a destra. 2-1. Entra pure Paloschi un evergreen del mercato invernale della Lazio, ho paura di un altro deja-vu. Vuoi vedere che…

Immobile non si accontenta (c’è pure Ventura in tribuna) e tenta la doppietta con un tiro da lontano. Gasperini manda dentro D’Alessandro prima di essere cacciato dalla panchina, schiumando rabbia e delusione. Le stesse che mette in campo anche l’Atalanta, per quello che una volta si chiamava “forcing finale”. Insomma, c’è da soffrire anche stavolta, e da bestemmiare quando Sergej si strafoca un’occasionissima da “Questo lo segnavo anch’io”. Il timore di un altro deja-vu beffardo è palpabile, ma i Nostri negli ultimi minuti si insediano nella metà campo avversaria mantenendo un sano e comprensibile possesso palla fino al triplice fischio finale. Altri tre punti e siamo a 40 in 20 partite, niente male…