Lazio-Inter 3-1 il commento


Non ricordavamo neppure cosa si provava a battere una grande. Ogni volta che la Lazio incrociava maglie a strisce e stelle sul petto, andava in tilt come un vecchio flipper anni ’80. Bastava un colpo ben assestato per spegnere le luci. La palla in buca e game over.
Parliamo di più di un lustro.
Una vera maledizione che non poteva trovare come unica giustificazione il divario tecnico tra la Lazio e la strisciata di turno, perché nello sport più imprevedibile del mondo, anche alle piccole cerentole a volte capita di essere reginette per una notte . Dove riuscivano le altre, anche dotate di minori mezzi tecnici, la Lazio bucava.  Inesorabilmente.
Ci è voluta un’Inter quella di ieri, in apnea e ridotta ai minimi termini, che di strisciato non aveva neanche la maglia , per spezzare il sortilegio.
La Lazio vince con merito, ne mette a segno tre e sfiora la goleada.  Una Lazio brillante nella sua veste più bella.
Reja schiera la squadra tipo ed affida la sedia di regista al “professore”, in un 4-2-3-1 che si specchia nel modulo che propone Benitez.
La partenza della Lazio è di quelle che convincono .  Propositiva alla ricerca della manovra;  aggressiva sul pallone a cui da la caccia fin dai primissimi minuti.
Il tempo di prendere in mano le redini dell’incontro e crea i primi pericoli. Lo fa principalmente sulla sinistra , che sfrutta a turno con le discese di Zarate ed Henanes. Lì dove l’Inter deve affidarsi alla linea verde schierando il debuttante Natalino come esterno basso e dove perde Stankovic dopo pochi giri d’orologio.
Dopo un paio di pericoli targati Mauri e Zarate la Lazio passa su calcio da fermo. L’angolo del “pibe de Haedo” trova Hernanes a centro area. Colpo di testa del “profeta”, correzione di Floccari, parata di Castellazzi, salvataggio sulla linea di Cambiasso e tocco di anca di Biava. L’azione è da flipper, la palla è in buca ed in tilt ci vanno i neroazzurri.; che nel secondo tempo capitolano per la seconda volta su un lancio di 30 metri di Hernanes  sul quale va a vuoto Natalino e si avventa Zarate per il pallonetto morbido a scavalcare Castellazzi.
Siamo solo al sesto della ripresa e la gara sembra già chiusa. Perché la Lazio è determinata , concreta e persino sfacciata. Mette in mostra un gran bel calcio corale, veloce, efficace. L’occasione è d’oro ed il piglio quello della grande squadra.
Stravince i duelli in tutte le zone del campo. Dalla difesa che ha vita facile contro l’attacco improvvisato di Benitez, al centrocampo dove giganteggiano Brocchi e Matuzalem , all’attacco che si trova a meraviglia e mette alla frusta Lucio & co.
L’Inter non c’e`, eppure rientra in una partita nella quale non si era mai neppure affacciata ancora con un’azione, la seconda della giornata, da flipper. Su una palla in orizzontale, Biava manca di un soffio il tempo dell’intervento, la sfera finisce sui piedi di Pandev che prima trova il corpo di Dias e sulla successiva carambola, la porta spalancata per trafiggere Muslera.
Il momento peggiore per prendere gol perché di minuti ne mancano 17 e sono un’eternità. L’Inter  tira fuori la forza e l’orgoglio per rifarsi sotto. Carattere non le manca. La Lazio si spegne ed arretra pericolosamente. Reja la ridisegna con un paio di cambi ma la sensazione è che ci sarà da soffrire fino all’ultimo.
Fino al 90esimo. Dopo la palla buona capitata sul piede di Cordoba che gela l’Olimpico spetta ad Hernanes, già eroe di giornata con una prestazione sublime, chiudere i conti con una rasoiata su calcio piazzato. Palla in buca , la terza, e game over.  Resta giusto il tempo di vedere un sinistro di Sneijder stamparsi sulla traversa, quando il cronometro dice che la gara è finita, prima del tripudio.
L’Inter si lecca le ferite e perde ulteriore contatto con la vetta. Fa la conta dei presenti per i prossimi impegni europei e mondiali e benedice mai come quest’anno l’avvento del Natale per riprendersi da quattro mesi d’inferno.
Per la Lazio una vittoria che vale più dei tre punti ottenuti in classifica e l’aggancio al primo posto. La Lazio ha giocato da grande ed è tornata a battere una grande.  Lo ha fatto in maniera spavalda, autoritaria, quasi prepotente. Si è calata nel ruolo di Fonzie e questa volta il colpo, anzichè riceverlo, è riuscita ad assestarlo. Un colpo che ha suonato forte. Di quelli che spengono le luci, di quelli che mandano in tilt.