Lazio-Milan 1-1 il commento


Era la prima dell’aquila in volo sull’Olimpico. Ha fatto il suo giro intorno al prato verde tra le voci e gli applausi di un pubblico finalmente in festa. Tra gli sguardi commossi di piccoli e meno piccoli. Ha volteggiato in circolo, poi si e’ posata nei pressi del centrocampo . Ci e’ voluto piu’ di un cenno dell’addestratore affinche’ terminasse il suo show, planando fiera sullo scudo della Lazio posizionato sotto la Monte Mario.
Un po’ spaesata ed emozionata all’inizio ma coraggiosa quando c’e’ stato da tirare fuori gli artigli  davanti ad uno stadio che attendeva fremente la parte finale dello spettacolo.
L’altra aquila, la Lazio, si presenta anche lei in campo pronta a spiccare il volo. Le ali non gli mancano visto che si schiera con lo stesso assetto di Firenze con Mauri e , questa volta Foggia preferito a Bresciano,  sugli esterni in un 4-4-1-1.  Ma a differenza di  Vittoria (chiamiamola cosi’ in attesa del battesimo di Lazio-Brescia), le e’ mancato il coraggio di provare almeno ad attaccare la preda . Perche’ il segnale dell’addestratore e’ tardato ad arrivare; perche’ il segnale dell’addestratore gia’ dall’inizio era un invito a volare basso.
Allegri rinuncia , in maniera quasi scontata,  alla tattica suicida che tra Cesena  e Catania aveva prodotto ben 1 punto e si presenta in maniera un po’ piu’ razionale, con un tridente mascherato e la linea mediana piu’ robusta. La Lazio cambia per 4/11 la squadra di Firenze con Cavanda preferito a Lichsteinener, Foggia a Bresciano, Brocchi a Matuzalem e Floccari a Rocchi.
I primi 20 minuti lasciano presagire aria di scoppola. Con Cavanda costantemente fuori tempo su Ronaldinho, e la Lazio fuori dal gioco. Ci pensa il resto della difesa , con un Biava costretto ad un super lavoro al centro contro Ibra e sull’esterno a supporto del “primavera”; con Dias in seconda battuta ad organizzare il reparto; con Radu che se la vede prevalentemente con Boateng sulla sinistra ben protetto da Mauri ; con Brocchi e Ledesma a fare da scudo e soprattutto con Muslera che tiene la Lazio sul pari in almeno due occasioni.
E’ proprio il 20esimo quando la Lazio, dopo 1/5 di gara abbondante di “non se move ‘na paja”, mette il naso fuori e lo fa con un’incursione del belga-angolano che si scrolla di dosso emozione e paure.
E’ la chiamata alla riscossa che la squadra recepisce.
Parte cosi’ una nuova mini gara in cui la Lazio , seppur con l’atteggiamento di chi pensa prima a non prenderle poi se capita (ma solo se capita) a darle, crea qualche grattacapo alla difesa del Milan. Qualche palla recuperata in piu’ a centrocampo, qualche accenno di ripartenza di un undici che non e’ disegnato per agire di rimessa. Si inizia a vedere il profeta, abbandonato a se stesso per lunghi tratti insieme a Floccari nella trequarti avversaria. Sulla scia di Pirlo con cui fa scopa nel duello diretto e totalmente impossibilitato a lavorare i pochi palloni sporchissimi , ributtati quasi per inerzia , a mo’ di pelota basca , dal centrocampo.
Si vede il profeta, dicevo, e con lui qualche velleita’ da parte della squadra di offendere. Nulla di trascendentale, tolto il sinistro di Mauri al 35esimo che chiama Abbiati all’intervento in angolo, ma almeno piccoli sussulti.
Inizia il secondo tempo ed il copione e’ lo stesso della prima parte del match. Milan a fare la partita , Lazio nella propria meta’ campo.  Con l’unica differenza che i ritmi si abbassano. Gara da sbadigli e da 0-0 fin quando Seedorf al 21esimo non indovina il corridoio centrale che manda in rete Ibra che si scatena ogni volta che vede biancoazzurro come un miura con il rosso.
Reja in panchina continua a vederla bene tanto che impiega 8 minuti per operare un cambio necessario , secondo i piu’, da almeno una mezz’ora buona. Esce un impalpabile Foggia per Rocchi, poi Mauri per Zarate. La Lazio si mette a tre in avanti con le punte in costante movimento per non dare riferimenti agli avversari e arretra Hernanes in una posizione a lui piu’ congeniale. Un paio di giri di lancette ed il brasiliano si fuma mezza difesa rossonera prima di appoggiare al centro per l’accorrente Floccari che anticipa Thiago Silva e buca Abbiati sotto il sette.
E’ il momento piu’ esaltante della gara ; le due squadre che si allungano ed emerge la qualita’ in campo dei singoli da una parte e dall’altra. Ha la possibilita’ la Lazio del micidiale uno-due prima con Rocchi che si trova la stessa palla di Floccari ma arriva scoordinato all’impatto , poi con Hernanes che disegna un diagonale chirugico che Abbiati toglie dall’angolino alla sua sinistra. Ha la possibilita’ il Milan con una fucilata di Zambrotta che si stampa  sulla traversa (dimostrando  che in questo avvio di campionato lo stellone e’ tornato a brillare) , poi con Boateng negli ultimissimi istanti di gioco.
Pari giusto tutto sommato ma alcune scelte da parte di Reja appaiono discutibili. Come lo schieramento iniziale , le sostituzioni tardive, l’atteggiamento rinunciatario. Al cospetto di una squadra che non era quella di 4 giorni fa contro Catania ma che dimostra di essere ancora poco quadrata, sufficientemente prevedibile  in avanti, e senz’altro vulnerabile dalla mediana in giu.
Un passetto in avanti. In attesa del Chievo e del nome dell’aquila quando la squadra sara’ di nuovo di scena all’Olimpico contro il Brescia. Si chiamera’ Liberta’, Olimpia o ,come gia’ battezzata da me, Vittoria. Lo sapremo tra 10 giorni. Rispetto all’altra aquila, la Lazio di oggi, non avrei avuto dubbi. Bastava guardarla appena nata. Aveva il viso di chi di nome si chiama Pareggio.