Mondiali, il mercato degli altri

La rassegna sudafricana metterà in mostra nuovi protagonisti, la cui quotazione li indirizza lontano dall’Italia. Per la Lazio, ma in generale per i nostri club, non resta che una strada: scoprirli prima…


Meno uno al Mondiale, per la gioia degli appassionati e dei mille spunti che, almeno si spera, la rassegna iridata potrà offrire alle loro conversazioni.
Fra gli argomenti “obbligati” il calciomercato, coi 60 milioni di Ct tesi a scovare talenti tra formazioni magari esotiche e nomi più o meno impronunciabili: anche i tifosi della Lazio non mancheranno di sognarne qualcuno con la casacca della loro squadra.
Un bel gioco, certo. Ma per chi fa sul serio, dirigenti biancocelesti in primis, è davvero il momento di ragionare in questi termini?
I fatti dicono di no, perché la formidabile vetrina offerta dalla Coppa del Mondo contribuisce a far lievitare il costo del giocatore, portando il rapporto qualità/prezzo al punto più sfavorevole per chi tenta il colpaccio senza svenarsi.
Eppure è proprio questa la logica che abbiamo seguito per anni, quando oscillavamo fra la definizione di “campionato più bello del mondo” e quella di “ricchi scemi”: lasciare che belgi, francesi e quant’altri acquistassero giocatori a poche decine di milioni per ricomprarli da loro a prezzo perlomeno centuplicato.
Troppo rischioso affrontare mercati emergenti come quello africano, si sosteneva allora per giustificare una politica così miope.
Ora che il campionato perde i pezzi e siamo diventati solo “scemi”, forse sarebbe il caso di ripensare certe strategie.
E di guardare i protagonisti del prossimo mese di calcio con un occhio diverso: vedendoli, cioè, come i talenti che avremmo dovuto scoprire prima di ammirarli sulla ribalta più prestigiosa.